La tv che non c'è

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oscar.telegattone
view post Posted on 5/3/2009, 10:19




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tratto da http://www.storiaradiotv.it/EUROPA%207.htm

Dalla ceneri della vecchia Italia 7 fra il 1998 e il 1999 nasce Europa 7 per volontà dell’imprenditore Francesco Di Stefano (classe 1954, di origini abruzzesi), editore di Tvr Voxson di Roma, mentre un gruppo di emittenti di Italia7 (quelle facenti capo a Giorgio Tacchino, Giorgio Galante e Luigi Ferretti, poi seguite da altre emittenti) continuano a trasmettere con la denominazione di Italia7 (poi Italia7 Gold e quindi semplicemente 7Gold) altre emittenti della ex Italia 7 si uniscono a Di Stefano nella syndacation Europa7. Questa syndacation comprende Tvr Voxson, TeleRegione Toscana, e altre emittenti dell'Italia centrale. Il palinsesto di Europa7 consiste nel mandare in onda più volte nella stessa giornata vari programmi, alcuni del precedente consorzio, e gli stessi film varie volte al mese a ciclo continuo. Una delle poche cose autoprodotte è il SEVEN SHOW, la cui ultima edizione è stata condotta da Teo Mammuccari fino al 1999, e replicato fino a poco tempo fa. Grandi sono le ambizioni di Europa 7 che intende trasformarsi in network nazionale, l'editore Di Stefano dichiara di avere investito circa 120 milioni di euro, e di essere pronto ad assumere 700 persone, vengono inaugurati studi e uffici su un'area di 22.000 metri quadrati. Nel luglio 1999 Di Stefano decide di partecipare ad una gara pubblica per l’assegnazione delle frequenze televisive nazionali, con richiesta di due frequenze televisive: Europa 7 e 7Plus. Di Stefano riesce a vincere una concessione per Europa7, al posto di Rete4, che perde il diritto di trasmettere. La commissione ministeriale della gara per 7Plus, ma Di Stefano fa ricorso al Consiglio di Stato, il quale ordina il Ministero a dare anche una seconda concessione. Nel frattempo, Europa7 si prepara per iniziare le nuove trasmissioni entro il 31 dicembre 1999, come prevede la licenza. Si assumono circa 700 dipendenti e si acquista una sede a Roma di 20.000 metri quadrati, con otto studi, vengono acquisiti i diritti di varie trasmissioni. In ogni caso, fino ad oggi, Europa 7 non riuscirà mai a trasmettere, grazie ad un’autorizzazione ministeriale del 1999 (non prevista da nessuna legge) concessa a Rete4, che occupa le frequenze assegnate ad Europa7. Ha inizio allora da parte della società una serie di ricorsi al Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) del Lazio, al Consiglio di Stato, e alla Corte Costituzionale. Nel novembre 2002 interviene la Corte Costituzionale, la quale con la sentenza 466/2002 decide (come nel 1994) che nessun privato può possedere più di due frequenze televisive e le reti eccedenti, in questo caso Rete4, devono cessare a trasmettere in via analogica terrestre. La Corte, inoltre, fissa un limite improrogabile entro il 31 dicembre 2003, e così dal 2004 le frequenze occupate da Rete 4 (che deve emigrare sul satellite) devono ritornare ad Europa7. Nell’estate del 2003 il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri presenta un disegno di legge per il riordino del sistema radio-televisivo italiano e l’introduzione delle trasmissioni in digitale terrestre. La legge (nota come legge Gasparri) viene approvata dal Parlamento nel dicembre 2003 e permette a Rete4 di continuare a trasmettere in via analogica terrestre. Successivamente il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi rifiuta di firmare la legge e la rinvia alle Camere. Così, per poter garantire a Rete4 di poter continuare a trasmettere via etere, dopo il 31 dicembre 2003 il governo Berlusconi vara un decreto legge (noto come decreto “salva Rete4”). La legge Gasparri viene approvata definitivamente nell’aprile 2004, senza prendere anch’essa in considerazione la sentenza 466/2002 della Corte Costituzionale.

Nel luglio 2005 il Consiglio di Stato, dopo un ricorso di Europa 7, ha chiesto alla Corte di Giustizia Europeo di rispondere a dieci quesiti, dove si mettono in discussione le leggi italiane in materia di televisione ed è in ballo di una richiesta da parte di Europa7 di risarcimento danni da parte dello Stato. Nel corso degli anni il network Europa7 si è via via ridimensionata, arrivando a contare solo 6 emittenti che coprono 7 regione. Dal gennaio 2006 inoltre non vengono più trasmessi cartoni animati, vi sono soltanto film e qualche altro programma. Fanno oggi parte del circuito Europa7: Tvr Voxson (la capofila romana), Lady Tv Veneto, Tv Centro Marche, Teleregione Toscana, Tvq Abruzzo, Tele Etna, Rtc (Calabria).

Europa 7 è stata definita "la tv che non si vede", poichè ha le concessioni ma non le frequenze. Per Beppe Grillo è "la tv scomparsa".

Fabrizio Soletti

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tratto da http://www.europa7.it/?m=200901

LA VICENDA EUROPA 7

Nel luglio 1999, Europa 7 ottiene dallo Stato Italiano la concessione per una rete nazionale, ma il Governo D’Alema non le assegna le frequenze per iniziare a trasmettere, alla stessa data Retequattro non ottiene la concessione.
Dall’aprile 2000 al giugno 2001 il Governo Amato si disinteressa completamente della vicenda di Europa 7, permettendo in questo modo a Retequattro di continuare a trasmettere senza concessione.
Nel novembre del 2002 la Corte Costituzionale con la sentenza n. 466 stabilisce che Retequattro deve dismettere definitivamente le trasmissioni terrestri entro il 31 dicembre 2003.
Il 24 dicembre 2003 Silvio Berlusconi firma un decreto legge (“salva Retequattro”) per superare tale termine, il Presidente Ciampi firma il decreto nonostante quest’ultimo impedisca l’attuazione della sentenza della Corte Costituzionale.
Il Governo Berlusconi nell’aprile del 2004 approva la legge Gasparri, la quale infischiandosene della sentenza della Corte, consente a Retequattro di continuare a trasmettere nonostante non abbia la concessione, mentre Europa 7 viene esclusa ancora una volta.
Il Parlamento Europeo nel maggio del 2004 approva una risoluzione nella quale esprime preoccupazione che l’anomalia italiana si propaghi ad altri paesi dell’Unione, ed invita la Commissione Europea ad assumersi le sue responsabilità.
Il Consiglio d’Europa composto da 45 Paesi, approva nel giugno del 2004 una risoluzione che deplora l’esclusione di un potenziale operatore televisivo, Europa 7, vincitore della gara pubblica per la diffusione televisiva sulle frequenze occupate da Retequattro del Gruppo Mediaset.
Il 19 luglio 2005 il Consiglio di Stato, con un dispositivo di ben 61 pagine, riconosce tutti i diritti e le ragioni di Europa 7 e invia alla Corte di Giustizia n. 10 quesiti nei quali ravvisa che la Gasparri e il decreto legge Berlusconi non rispettano le direttive Europee.
Il 19 luglio 2006 la Commissione Europea DG Concorrenza mette in mora l’Italia per la legge Gasparri, poiché non rispetta le direttive Europee.
Il 13 settembre 2006 il ministro Gentiloni risponde alla Commissione Europea DG Concorrenza riconoscendo il non rispetto delle direttive Europee della legge Gasparri e si impegna a correggerla.
Il 12 ottobre 2006 il Governo Prodi approva il disegno di legge Gentiloni che, non solo non risolve il problema Europa 7, ma non ne riconosce nemmeno i diritti e non rispetta la sentenza della Corte Costituzionale.
Il 30 novembre 2006 di fronte alla Corte di Giustizia Europea, il Governo Prodi, tramite l’avvocatura dello Stato, fa propria la posizione del Governo Berlusconi e difende addirittura la legge Gasparri.
Ben quattro Governi, quindi, non hanno voluto e non vogliono riconoscere ad Europa 7 il diritto a trasmettere.
Il 19 luglio 2007 di nuovo la Commissione Europea DG Concorrenza dichiara l’infrazione dell’Italia a causa della legge Gasparri e denuncia che quest’ultima ha avvantaggiato Retequattro a danno di Europa 7.
La Commissione dà un termine di due mesi al Governo Prodi per provvedere.
Il 31 gennaio 2008 la Corte di Giustizia Europea stabilisce che i regimi transitori susseguitisi con la legge Maccanico, il decreto legge “salva Retequattro” e la legge Gasparri non rispettano le direttive europee e che, quindi, il lungo periodo transitorio di cui ha beneficiato Retequattro è illegittimo e, riconosce ad Europa 7 il diritto ad avere le frequenze per trasmettere.
In data 6 maggio 2008 ha avuto luogo l’udienza presso il Consiglio di Stato in merito alla disapplicazione della legge Gasparri a seguito della sentenza della Corte di Giustizia Europea.
L’Avvocato dello Stato ha difeso di nuovo la legge Gasparri e Retequattro, nonostante la sentenza della Corte, ed ha presentato una memoria in larga parte identica a quella di Mediaset.
Europa 7 continua la battaglia per il suo diritto ad esistere e per il pluralismo dell’informazione nel nostro Paese.
 
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Signorina Biancaneve 1983
view post Posted on 5/3/2009, 10:32




Su Europa 7 trasmisero "Arrivano i vostri" (Looney Tunes, Merrie Melodies e Tom & Jerry) e "Sampei".
 
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Virtualman
view post Posted on 25/11/2009, 00:30




Europa 7, il fantasma che fa tremare Paolo Romani



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Quella di Di Stefano è stata una vittoria di Pirro? Veramente l’imprenditore romano ha avuto una bicicletta quando meritava una Ferrari? Nel settore un po' tutti se lo chiedono, anche perché, a quasi sei mesi dal termine fissato dal MSE-Com per l’avvio delle trasmissioni, Europa 7 continua ad essere "la tv che non c'è". Ma questa volta per scelta, perché la frequenza per iniziare a trasmettere ci sarebbe. E invece l'incontentabile Di Stefano ha rifiutato compromessi ed ha avuto l'ardire di guardare in bocca al caval donato (visto che è l'unico privato in Italia ad aver ricevuto, prima delle nuove assegnazioni DTT, una frequenza nazionale). Così ha impugnato al TAR il provvedimento di assegnazione su scala nazionale del canale VHF 8 che il MSE-Com, battuto avanti al Consiglio di Stato, aveva firmato ad Europa 7 in data 11 dicembre 2008, cioè quasi un anno fa, sfruttando la necessità di adeguare la canalizzazione VHF italiana allo standard europeo. Con quel provvedimento la P.A., in ossequio alla decisione finale dei supremi giudici amministrativi, consentiva ad Europa 7 di avviare su scala nazionale trasmissioni analogiche o digitali (nei territori progressivamente sottoposti a switch-off) su un'unica frequenza (appunto il canale VHF 8). Il termine per l'avvio delle trasmissioni avrebbe dovuto essere il luglio scorso (tanto che a giugno gli operatori televisivi e radiofonici digitali hanno dovuto correre come dei dannati per “liberare” il canale VHF 8); ciononostante, ad oggi, la tv di Di Stefano è ancora un ectoplasma. Non che non ce lo si aspettasse, visto che l’editore della rete potenziale all’indomani dell’assegnazione si era nuovamente rivolto ai giudici amministrativi chiedendo un’integrazione dell'attribuzione, posto che, a suo dire, la risorsa VHF 8 non avrebbe consentito il livello minimo di illuminazione previsto dalla concessione del 1999 (80% del territorio e 95% della popolazione), raggiungendo al più il 10% del territorio ed il 18% della popolazione (il tutto documentato con una perizia di parte). Il MSE-Com aveva controbattuto che il canale attribuito, se opportunamente impiegato (cioè puntualmente pianificato a livello d'installazione), avrebbe agevolmente consentito di raggiungere il 70% della popolazione, mentre la capillarizzazione del servizio avrebbe potuto essere rinviata ad una fase successiva. Posizioni che già in un precedente articolo sulla vicenda avevamo definito “inconciliabili, più che altro perché di principio”. Che il progetto nel cassetto da dieci anni dovesse rimanere tale lo si era compreso poi dalle dichiarazioni primaverili di Di Stefano, che aveva evidenziato come, con una consistenza impiantistica limitata, il fallimento di Europa 7 sarebbe stato "sicuro" in sei mesi, con ciò suscitando critiche feroci da parte di coloro che rinvenivano in tale dichiarazione la conferma che l'obiettivo dell'imprenditore non fosse mai stato quello di realizzare una tv "di contenuti". Sta di fatto che Di Stefano (foto a lato), a quanto pare, ha deciso di starsene veramente con le braccia conserte, in attesa che il viceministro Paolo Romani sbrogli la matassa. Che è veramente arruffata. Perché, effettivamente, il MSE-Com dovrebbe soddisfare l’interesse legittimo di Europa 7 a realizzare una rete concretamente nazionale in conseguenza del suo posizionamento utile nella graduatoria per le concessioni nazionali del 1999 (il cui relativo bando è la madre del guaio). Sennonché già recuperare per la bisogna il canale VHF 8 è stata un’impresa, che oltretutto non è ancora chiaro quanto sia costata agli altri operatori che, come stiamo vedendo con le assegnazioni dei diritti d’uso per i canali digitali in Piemonte, Trentino Alto Adige, Lazio e prossimamente Campania, hanno dovuto e/o dovranno sostenere molti sacrifici, rinunciando a copertura o capacità trasmissiva. Figurarsi quindi anche solo ipotizzare un’integrazione di assegnazione per Europa 7. Oltretutto a chiedere ampliamenti delle rispettive assegnazioni ci sono ora anche Retecapri (per un secondo mux), Telecom Italia Media Broadcasting (per il quarto mux) e almeno un’emittente locale (Telecupole, per un secondo mux piemontese). Paolo Romani è cosciente di camminare sulle uova, perché anche un solo ricorso giudiziale accolto in primo grado senza sospensione cautelare in appello potrebbe comportare il collasso dell’intera procedura per l’assegnazione delle frequenze digitali. E pure Di Stefano questo lo sa bene ed è probabilmente per ciò che se ne sta seduto tranquillo ad aspettare, visto che in questo pasticcio il MSE-Com si è ficcato da solo. Anche perché l'imprenditore ha ben chiaro che, di qui a poco, la questione esploderà e, volente e nolente, qualcuno la patata bollente la dovrà prendere in mano. L’art. 52 c. 3 del D. Lgs 177/2005, dispone infatti che “In caso di mancato rispetto dei principi di cui all’articolo 42, comma 1, o comunque in caso di mancato utilizzo delle radiofrequenze assegnate" la P.A. (nel caso di specie il MSE-Com) dispone la revoca o la riduzione dell’assegnazione. Tali misure sono adottate qualora il soggetto interessato, "avvisato dell’inizio del procedimento ed invitato a regolarizzare la propria attività di trasmissione non vi provvede nel termine di sei mesi dalla data di ricezione dell’ingiunzione”. L’art. 42 c. 1 a cui rimanda l’art. 52 c. 3, prescrive in capo ai soggetti che svolgono attività di radiodiffusione l’obbligo di ”assicurare un uso efficiente delle frequenze radio ad essi assegnate”. Il dipartimento Comunicazioni del MSE dovrà (e non “potrà”!) diffidare Europa 7 dal persistere dal disattendere l’obbligo di fare un “uso efficiente” della capacità trasmissiva, assegnando il termine di sei mesi per desistere dal comportamento, dopodiché - registrando la persistenza delle violazione dell'obbligo - dovrà (e non “potrà”!) provvedere alla revoca dell’assegnazione o alla riduzione. Non sappiamo se il procedimento di revoca o riduzione dell’assegnazione della frequenza VHF 8 sia già stato avviato o se, come pare più probabile, il MSE-Com stia attendendo la decorrenza dei sei mesi per ognuna delle aree tecniche interessate dallo switch-off per procedere a singole istruttorie di revoca o riduzione delle assegnazioni. Quel che è certo è che, avendo Europa 7 già impugnato al TAR il provvedimento di assegnazione del dicembre 2008, essa avrà gioco facile a presentare ricorso per "motivi aggiunti", stimolando una nuova azione giudiziaria che il MSE-Com teme come il diavolo. Sarà infatti inevitabile che dopo l’avvio del procedimento di revoca/riduzione dell’assegnazione, in caso di mancata regolarizzazione (che per Di Stefano sarà facile qualificare come determinata dall’insufficienza tecnica della risorsa assegnata) sia emesso un provvedimento amministrativo che, a sua volta, sarà ragionevolmente oggetto di impugnazione avanti alla medesima autorità giudiziaria (probabilmente con istanza cautelare di sospensione dell’efficacia). E quel che succederebbe se i giudici amministrativi dessero nuovamente ragione a Di Stefano è facile immaginarlo e fa venire l’orticaria a Paolo Romani. Il MSE-Com difficilmente avrebbe un altro coniglio (ancorché spelacchiato) da tirar fuori dal cilindro e semmai lo facesse sarebbe travolto da ricorsi uguali e contrari da parte degli altri operatori. E allora non ci sarebbe altra soluzione che riconoscere ad Europa 7 l’ennesimo risarcimento economico. Oppure cambiare le regole nel bel mezzo del gioco. Che poi, in Italia, non sarebbe una novità.
22/11/2009 21:08

Fonte: Newslinet
 
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